
Nicola Padovani
30 mar 2025
Dopo quasi 45 al servizio delle comunità parrocchiali del nostro comune, Don Giuseppe non sarà più in prima linea, ma sempre al nostro fianco!
Un grazie che nasce dal cuore*
Le comunità di Masi Torello e Bivio Medelana e salutano Don Giuseppe Crepaldi con gratitudine e affetto
C’è un tempo per ogni cosa sotto il cielo, ci ricorda il Qoelet. E domenica 30 marzo, anche la nostra comunità ha vissuto uno di quei tempi da segnare nella memoria: un tempo di gratitudine, di sguardi che si intrecciano con gioia, di parole semplici ma vere. Il pranzo comunitario presso la Scuola Piero Zanardi, animato da oltre cento partecipanti e organizzato con cura da una ventina di volontari, è stato il modo più bello per dire “grazie” a Don Giuseppe Crepaldi, che dopo 62 anni di fedele servizio pastorale entra nella stagione della pensione. Ma resta con noi.
Don Giuseppe, infatti, continuerà a donare il suo tempo e la sua presenza per la celebrazione di alcune liturgie, per l’amministrazione della Comunione e per la visita agli ammalati e agli anziani: una presenza silenziosa ma preziosa, che ci accompagna ancora con lo stile del pastore che conosce il suo gregge, senza mai far pesare il proprio ruolo, ma incarnandolo con naturalezza e dedizione.
Un dettaglio non da poco ha reso ancora più significativo questo momento: proprio il 30 marzo del 1963, Don Giuseppe ricevette l’ordinazione sacerdotale. Una coincidenza provvidenziale. Due anni più tardi, nel 1965, iniziava il suo ministero nella comunità di Masi San Giacomo, dove è rimasto fino al 1981. Da allora e fino a oggi – quasi 45 anni – è stato parroco a Masi Torello e Bivio Medelana.
Abbiamo voluto vivere questo momento con maggiore consapevolezza, perché segna un passaggio storico nella vita delle comunità locali unite da sempre da un legame profondo, non solo amministrativo ma anche spirituale. E se è vero che tutto è grazia, allora anche questo passaggio lo è, perché ci offre l’occasione per rileggere con gratitudine la storia condivisa, fatta di volti, nomi, incontri, liturgie e momenti che hanno segnato le nostre famiglie.
Ha accompagnato generazioni di giovani, portandoli sulle vette delle Dolomiti durante i campi scuola estivi, trasmettendo loro l’amore per la montagna come luogo di libertà, contemplazione e fraternità. Anche quando l’età non gli ha concesso di farsi compagno di viaggio, ha sempre sostenuto e accompagnato spiritualmente queste esperienze in cui tanti ragazzi hanno ricevuto la prima scintilla di una fede viva, concreta, incarnata.
Appassionato sostenitore della valorizzazione delle vocazioni laicali, ha creduto profondamente nella corresponsabilità ecclesiale e ha promosso con convinzione la partecipazione attiva dei laici alla vita della Chiesa, anche attraverso un lungo e convinto impegno nell’Azione Cattolica Italiana, che per lui è sempre stata una scuola di vita cristiana, un laboratorio di democrazia, un luogo di crescita e servizio. Pellegrino e viaggiatore nell’anima, ha sempre coltivato il desiderio di incontrare nuove culture e fratelli di altre confessioni.
I suoi viaggi – veri cammini spirituali – lo hanno portato in Terra Santa, in Africa, in Asia in tanti altri luoghi del mondo, non per turismo, ma per scoprire il volto universale della Chiesa e vivere l’incontro come occasione di crescita. Ha portato nella nostra comunità l’eco di un respiro ecumenico, fatto di dialogo, ascolto, curiosità, sempre fedele alla sua identità ma mai chiusa all’altro.
L’avvento dell’Unità Pastorale e l’arrivo di Don Jean sono stati accolti da Don Giuseppe con spirito di fede e umiltà, in un clima di sincera collaborazione e rispetto reciproco. In un tempo in cui spesso si fatica a costruire il nuovo senza rimpiangere il passato, lui ha saputo farsi ponte, accogliendo i cambiamenti con fiducia e accompagnando la comunità a fare altrettanto.
La sua nuova dimensione pastorale è segnata da una presenza più raccolta ma non meno significativa. Con la solita discrezione, continuerà a spezzare il Pane, a portare conforto a chi soffre, a pregare con noi. Non sarà più in prima linea, ma sarà sempre al nostro fianco.
A Don Giuseppe va il nostro grazie più sincero. Un grazie che nasce dal cuore e si fa preghiera: perché il Signore continui a benedirlo con salute, gioia e pace. E a noi, la grazia di non dimenticare ciò che ci ha insegnato – con le parole, certo, ma ancora di più con la vita: che essere pastori, prima di tutto, significa essere fratelli. E che ogni comunità cresce quando cammina insieme.
*articolo pubblicato su La Voce di Ferrara-Comacchio